Non lavorano negli ospedali, ma nelle Case di Comunità e presso il domicilio dei propri assistiti, monitorano le cure nelle patologie croniche e insegnano al paziente come prendersi cura di sé. Eppure il loro ruolo non è ancora conosciuto da tutti...
L’espressione “infermiere di famiglia e di comunità” (IFeC) crea automaticamente un senso di protezione, vicinanza, familiarità (non a caso!), ed è proprio ciò che, nell’attuale panorama italiano, si vuole realizzare. È un concetto che rientra in quello più ampio di “medicina di prossimità”, che avvicina i servizi sanitari ai cittadini, in particolare a quelli che vivono in contesti meno accessibili e attrezzati.
Ma cosa differenzia l’infermiere di famiglia e comunità da quello classicamente inteso? Andiamo per ordine.
L’infermiere di famiglia è una figura abbastanza recente in Italia, tanto che è stata ufficialmente riconosciuta con il D.M. 23 maggio 2022, n.77. All’estero, invece, il suo ruolo è già noto e ben consolidato, come ad esempio nel Regno Unito e negli Stati Uniti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva previsto questo ruolo già nel 2000 con il documento “The family health nurse – Context, conceptual framework and curriculum”.
L'infermiere di famiglia è un professionista sanitario specializzato che fornisce assistenza infermieristica domiciliare, con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie. Questo ruolo comprende la gestione diretta delle cure per pazienti con malattie croniche, la prevenzione delle malattie, la promozione della salute e l’educazione terapeutica. Il suo è un ruolo che si svolge in stretta collaborazione con altri professionisti sanitari e sociali, facilitando l'integrazione dei servizi e garantendo una continuità assistenziale tra ospedale e territorio. In genere, questo coordinamento avviene all’interno di ambulatori territoriali quali le Case di Comunità, gli Hub e gli Spoke.
L’infermiere di famiglia non assiste solo il singolo ma il suo impegno di rivolge a tutta la comunità presso cui opera: si rivolge, infatti, a interi nuclei familiari che accolgono il paziente assistito e il suo ruolo è concepito all’interno di programmi più complessi che mirano all’educazione dei cittadini, alla prevenzione e a corretti stili di vita. L’infermiere di famiglia, per questo, è anche un “infermiere di comunità”.
L’infermiere tradizionale, invece, opera in strutture sanitarie, come ospedali e cliniche, e si occupa di pazienti con condizioni acute e urgenti, ad esempio durante un ricovero per accertamenti o una degenza post-operatoria in nosocomio.
Compiti dell’infermiere di famiglia e di comunità
I compiti dell’infermiere di famiglia e di comunità sono principalmente i seguenti:
Assistenza diretta al paziente. Somministra farmaci e trattamenti personalizzati, monitora le condizioni di salute e gestisce le ferite, garantendo che ogni intervento sia mirato a migliorare la salute del paziente e a prevenire complicazioni.
Educazione e supporto: Fornisce educazione sui regimi terapeutici e le pratiche di salute preventiva, supporta le famiglie nella gestione delle malattie croniche e pluripatologiche, e offre consigli su come mantenere uno stato di salute ottimale.
Coordinamento delle cure: Collabora con medici e specialisti per creare e mantenere piani di cura integrati.
Supporto psicosociale: L’infermiere di famiglia fornisce supporto emotivo e psicologico sia ai pazienti che alle loro famiglie, aiuta i pazienti anche ad orientarsi nel sistema sanitario e ad accedere ai servizi necessari.
Ogni infermiere di famiglia e di comunità prende in carico un certo numero di pazienti e nuclei familiari all’interno di una determinata area territoriale.
Infermiere di famiglia e comunità: quali vantaggi?
Il ruolo dell’infermiere di famiglia e comunità offre numerosi benefici sia ai pazienti che alla collettività nel suo complesso.
Prima di tutto, garantisce una continuità delle cure, che si traduce in un'assistenza domiciliare costante, riducendo così la necessità di ricoveri ospedalieri. Questo approccio non solo migliora il benessere generale dei pazienti e la loro qualità di vita, ma facilita anche la gestione delle loro condizioni di salute e mira a tamponare il problema del sovraffollamento degli ospedali.
Un altro aspetto cruciale è la prevenzione: un monitoraggio costante del paziente evita eventuali aggravamenti, contribuendo così a mantenere stabili le condizioni di salute. La prevenzione, però, è intesa anche come educazione sanitaria dei cittadini.
Riduzione dei ricoveri ospedalieri, educazione alla prevenzione e controllo costante dell’efficacia delle cure, a loro volta, contribuiscono alla diminuzione dei costi sanitari complessivi, contenendo le spese del sistema sanitario.
Tutto ciò si rivela particolarmente importante in un Paese come l’Italia, dove la longevità determina un alto numero di anziani, con patologie croniche e maggiore bisogno di assistenza continua.
Come si diventa infermiere di famiglia e di comunità?
Per diventare infermiere di famiglia e comunità, è necessaria una formazione universitaria, con conseguimento di una laurea triennale in Infermieristica, seguita da possibili specializzazioni e corsi di formazione continua per sviluppare competenze specifiche. Non esiste ancora un percorso formativo formalizzato, ma sono comunque disponibili corsi di formazione e master universitari nel campo.
Tuttavia, questa figura acquista sempre più valore e importanza, per questo a livello europeo si sta mirando ad un’eccellente formazione dell’infermiere professionale: nel 2021, l'Unione Europea ha allocato un finanziamento di 1 milione di euro al progetto "European Curriculum for Family and Community Nurse – Enhance", un'iniziativa cruciale per la formazione avanzata degli infermieri di famiglia e di comunità.
Ovviamente, si tratta di un progetto che dev’essere adeguato ai vari contesti locali, per cui è fondamentale la cultura del Paese che accoglie eventuali direttive. È comunque innegabile che la direzione sia ormai ben definita verso una mentalità sanitaria in cui il paziente è al centro del sistema sanitario, per cui non dev’essere solo seguito e preso in carico nelle cure, ma anche educato e consapevolizzato. Tutti compiti affidati ad un panorama sanitario tutto nuovo, in cui l’infermiere di famiglia e di comunità è uno degli elementi portanti.