Medicina di prossimità: quando sono i servizi sanitari ad andare dal paziente


Dalla telemedicina agli ambulatori mobili, passando per strutture sanitarie sempre più capillari nel territorio, finalmente è il medico che si avvicina al paziente

Si fa presto a dire che “si va dal medico”. Non tutti ne hanno la possibilità, fisica, economica e/o geografica che sia. E se fossero medici, infermieri, farmacisti e OSS ad “andare dal cittadino”? Sì, stiamo parlando proprio della cosiddetta “medicina di prossimità”, ossia i servizi sanitari che si avvicinano al paziente, soprattutto se impossibilitato o con difficoltà a muoversi.

Popolazione anziana, luoghi remoti, lunghe liste d’attesa: il diritto alle cure spesso è un’impresa 

Andiamo per ordine. Ogni servizio nasce da un’esigenza, e le esigenze cambiano nel tempo, con i diversi contesti socio-culturali. Quello attuale è caratterizzato da una serie di fattori non trascurabili.

Innanzitutto, la popolazione è sempre più anziana, grazie ad un incremento della durata della vita dovuta all’avanzamento della scienza. Questo, però, si traduce anche in circa 8 milioni di over 65 affetti da almeno una malattia cronica. Più pazienti anziani si correlano anche a strutture sanitarie maggiormente sotto pressione. Ma la situazione rischia di peggiorare: secondo il 57simo Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese, gli anziani rappresentano oggi il 24,1% della popolazione complessiva. Percentuale che arriverà al 34,5% nel 2040. Inoltre, considerando la minore natalità, si tratterà di anziani senza figli e, quindi, più soli e che potranno fare meno affidamento su dei caregiver.

Un altro aspetto da non sottovalutare nell’attuale società è quello di un trasporto pubblico non sempre disponibile in modo ottimale su tutto il territorio italiano, e non sempre perfettamente accessibile ai soggetti con difficoltà fisiche. Questo vuol dire che spesso non si è in grado di recarsi presso una struttura sanitaria.

Il terzo fattore su cui porre l’attenzione è la presenza di centri abitati in luoghi remoti e spesso geograficamente impervi che non sono dotati di tutti i servizi sanitari necessari e che richiedono al paziente un certo impegno logistico e temporale per andare dal medico.

Infine, last but not least, non dimentichiamo che le prestazioni sanitarie pubbliche e/o convenzionate prevedono lunghe ed estenuanti liste d’attesa, che spesso portano il cittadino a propendere per strutture private e a pagamento. Ovviamente quando c’è la possibilità economica di accedervi: il recente rapporto Deloitte “Outlook Salute Italia 2023” stima che, nell’anno di riferimento, il 32% degli italiani ha rinunciato alle cure, prevalentemente per motivi economici.

È evidente che il Servizio Sanitario Italiano – con tutti i suoi indubbi aspetti positivi collegati all’accesso universale ai servizi sanitari e al principio di solidarietà che sottende il finanziamento attraverso le tasse – presenta comunque non poche criticità, che sono rappresentate da una burocrazia complessa e da un’insufficienza di servizi e mezzi che allontanano inesorabilmente il cittadino dal suo diritto alle cure.

Alla luce di quanto esposto, un’implementazione della medicina di prossimità nei vari comuni italiani, a partire da quelli più piccoli e meno equipaggiati, può fare la differenza.

Medicina di prossimità: una valida risposta

In Italia, la medicina di prossimità è un concetto importante nell’ambito del SSN, ed è già una realtà grazie alla presenza di ambulatori di medicina generale, in cui i medici di famiglia svolgono un ruolo fondamentale nella gestione della salute della popolazione a livello locale. Oltre ai MMG (medici di medicina generale), nei vari comuni è facile trovare pediatri e farmacisti, oltre a strutture in cui sono presenti infermieri e OSS (Operatori Socio-Sanitari).

Ma, a fronte del quadro in divenire caratterizzato da sempre più persone anziane, sole e con disabilità croniche, evidentemente l’attuale panorama italiano non soddisfa le esigenze. Questi soggetti, infatti, convivono con patologie croniche che necessitano di essere seguite vita natural durante, con analisi costanti e diagnosi puntuali, il tutto in un contesto che faciliti l’accesso alle cure.

Per questo è necessario incrementare la presenza capillare di servizi sanitari in tutto il territorio italiano, senza tralasciare i piccolissimi centri abitati e i paesini remoti e più isolati. Oltre alla telemedicina – che dall’irruzione del Covid diventa una realtà sempre più presente – grande supporto a tale causa può essere fornito dai camper sanitari, che si presentano come veri e propri ambulatori mobili destinati a offrire servizi di vaccinazione, screening di vario genere e analisi di controllo e prevenzione in varie specialità mediche. I camper sanitari offrono il proprio servizio nelle piazze dei comuni, ma hanno il vantaggio non indifferente di poter raggiungere il paziente a domicilio. 

Inevitabilmente, la medicina di prossimità richiede un grande impegno da parte delle istituzioni, a partire dai fondi da stanziare fino ad arrivare alla collaborazione di comuni e strutture locali, senza dimenticare le organizzazioni no profit e di volontariato. Il tutto per una nuova medicina centrata sulle reali necessità del paziente, sui bisogni dei suoi familiari e su un approccio più inclusivo che annulli le differenze nell’accesso alle cure, per preservare il bene più grande: la salute.