La Dott.ssa Oroli, in qualità di infermiera coinvolta nel progetto, ci racconta più da vicino mission, aspetti positivi e cosa può essere fatto ancora in futuro nel campo della medicina di prossimità
«I servizi offerti da Assistenza 4.0 sono progettati per garantire un’assistenza personalizzata e completa, che tiene conto di molteplici dimensioni del benessere dell’individuo. Questo processo, coordinato dal personale infermieristico, permette di analizzare le necessità specifiche di ogni paziente e di organizzare il primo accesso, che può avvenire a domicilio oppure presso il camper sanitario, un’unità mobile appositamente attrezzata.
«Le difficoltà nell’utilizzo dei dispositivi digitali da parte degli utenti di Assistenza 4.0 possono essere suddivise in tre grandi categorie, ognuna caratterizzata da ostacoli specifici.
«La telemedicina sarà sempre più centrale, ma dovrà essere vista come un supporto complementare alla medicina tradizionale, non un suo sostituto. Per realizzare il pieno potenziale di questa innovazione, dobbiamo lavorare su un modello "ibrido" di assistenza, che integri il meglio di entrambe le modalità: solo così potremo garantire una sanità più inclusiva, efficiente e sostenibile.»
Il panorama della sanità moderna è indubbiamente caratterizzato da sfide difficili, quali ad esempio l’invecchiamento della popolazione e la necessità di abbattere le liste di attesa. A fronte di ciò, la telemedicina e la medicina territoriale e di prossimità possono fare tanto.
In questo contesto complesso, il progetto Assistenza 4.0, attivato nel territorio di Ascoli Piceno, emerge come una risposta concreta e innovativa: questo modello di sanità di prossimità sfrutta la tecnologia, in particolare la telemedicina, per garantire un'assistenza sanitaria personalizzata, tempestiva e inclusiva. Ma non solo telemedicina! Il progetto prevede la presenza di una struttura mobile gestita da un Consorzio di Cooperative Sociali, che ha deciso di integrare gli strumenti della sanità digitale con le esigenze degli abitanti di piccoli paesi dell’entroterra marchigiano, spesso lontani dai principali servizi sanitari.
Ne parliamo con la Dottoressa Silvia Oroli, infermiera coinvolta attivamente nel progetto, per esplorare i benefici, le sfide e le prospettive di questa iniziativa.
Dottoressa Oroli, può spiegarci in cosa consiste il progetto Assistenza 4.0 e quali sono i suoi obiettivi principali?
«Assistenza 4.0 è un progetto di sanità territoriale che combina tecnologie avanzate e cure di prossimità, coinvolgendo figure sanitarie come medici di medicina generale, specialisti e infermieri. L’obiettivo è avvicinare i servizi sanitari ai pazienti più fragili, come anziani o abitanti di aree rurali, attraverso strumenti di telemedicina come telemonitoraggio, teleconsulto e telecardiologia, integrati con le cure tradizionali. Il progetto mira a migliorare la tempestività e personalizzazione delle cure, riducendo le liste di attesa e armonizzando gli standard territoriali in linea con il PNRR. Centrale è il modello di "sanità di iniziativa", che privilegia prevenzione e formazione dei pazienti e dei caregiver, andando oltre la semplice cura della malattia: questo approccio si realizza attraverso una gestione ibrida delle cure, in presenza e da remoto, e l’impiego di personale costantemente aggiornato per garantire qualità, trasparenza ed eticità. Assistenza 4.0 intende rendere la sanità un diritto accessibile e vicino a tutti, rivoluzionando il tradizionale concetto di assistenza sanitaria».
Come vengono organizzati i servizi di Assistenza 4.0 e quali attività caratterizzano il percorso di presa in carico del paziente?
La presa in carico inizia con una valutazione multidimensionale che considera aspetti clinici, psicologici e sociali, al fine di elaborare un Progetto di Salute personalizzato. Questo piano dettagliato include interventi clinico-assistenziali, attività diagnostiche, riabilitative e di prevenzione, modellati sulle esigenze uniche di ogni paziente.Tra le attività principali troviamo la realizzazione di piani di autocura, ottimizzati dagli infermieri, che utilizzano strumenti specifici per valutare le capacità del paziente di gestire la propria salute e il livello di alfabetizzazione sanitaria. A questo si aggiungono programmi terapeutici sviluppati con la collaborazione di medici di medicina generale e specialisti, che includono la gestione della terapia farmacologica, la valutazione dell’aderenza ai trattamenti e il monitoraggio della dieta.
Un elemento centrale è rappresentato dai servizi di e-health, che comprendono screening diagnostici come ECG, glicemia e monitoraggio Holter, oltre a consulenze psicologiche e sociali. La telemedicina gioca un ruolo fondamentale, consentendo telerefertazioni con piena validità legale e teleconsulti tra professionisti, migliorando così la condivisione delle informazioni e la qualità dell’assistenza. Anche i caregiver possono beneficiare di questo sistema, grazie alla possibilità di ricevere tutorial e supporto da remoto. Un altro aspetto distintivo del progetto è l’educazione sanitaria, che si traduce in iniziative come la "Settimana della prevenzione cardiovascolare" e programmi per promuovere corretti stili di vita nelle scuole, coinvolgendo studenti e famiglie.Il monitoraggio continuo e i follow-up programmati permettono una rivalutazione costante delle condizioni del paziente, assicurando che le cure siano sempre appropriate ed efficaci. Questo modello innovativo, integrato e flessibile consente di rispondere tempestivamente ai bisogni sanitari della popolazione, garantendo accesso equo e sostenibile alle cure, anche nelle aree più remote.»
Qual è il ruolo degli infermieri in un’iniziativa di questo tipo?
«Noi infermieri svolgiamo un ruolo cruciale: funzioniamo da case manager, ossia coordiniamo i vari aspetti dell’assistenza, dall’educazione dei pazienti all’uso delle tecnologie, alla gestione delle visite, fino al monitoraggio dei parametri clinici. Inoltre, siamo il punto di riferimento per i pazienti e le loro famiglie, offrendo supporto costante e personalizzato. Questo tipo di relazione va ben oltre la semplice cura: diventa un modo per garantire continuità assistenziale e costruire un elemento fondamentale col paziente, che è la fiducia.»
I pazienti percepiscono i benefici della telemedicina? Se sì, come?
«La maggior parte dei pazienti che partecipano al progetto riconosce miglioramenti significativi nella gestione della propria salute. In particolare, il 60% degli utenti, che soffre di patologie cardiovascolari, apprezza molto la telecardiologia:questo servizio permette di monitorare in tempo reale parametri come l’ECG o la saturazione di ossigeno, offrendo diagnosi più rapide e personalizzate.
Molti pazienti hanno sottolineato il fattore della tempestività: grazie alla velocità e all’automazione dei sistemi, le cure arrivano prima, riducendo il rischio di complicazioni. Tuttavia, non tutti vivono l’esperienza allo stesso modo: alcuni anziani, ad esempio, faticano ad adattarsi a queste nuove modalità e preferiscono ancora i metodi tradizionali.»
A tal proposito, quali sono le principali difficoltà riscontrate dai pazienti nell’utilizzo della tecnologia?
La prima categoria comprende le persone che rifiutano completamente l’uso della tecnologia: questa resistenza è spesso legata a una scarsa alfabetizzazione digitale o a una mancanza di fiducia nei confronti dei sistemi tecnologici. Per molti, l’idea di affidarsi a strumenti digitali risulta estranea o troppo complessa, creando una barriera che li allontana dai benefici della sanità digitale.
La seconda categoria riguarda coloro che riescono a utilizzare i dispositivi solo grazie al supporto di familiari o caregiver: questi utenti riconoscono il valore della tecnologia e i vantaggi che essa può offrire, ma trovano difficile gestire autonomamente strumenti come smartphone o computer. È interessante notare che, secondo un’indagine Istat del 2022, solo il 4,4% degli over 65 in Italia possiede competenze digitali elevate, evidenziando quanto sia diffusa questa difficoltà.
Infine, vi è una terza categoria composta da utenti desiderosi di utilizzare i dispositivi digitali, ma che lamentano una formazione insufficiente. Molti pazienti e operatori riferiscono di sentirsi poco preparati e abbandonati nel loro percorso di apprendimento tecnologico: questa lacuna rappresenta una sfida significativa, poiché impedisce a chi vorrebbe abbracciare l’innovazione di farlo in modo efficace e sicuro.
Questi tre profili evidenziano quanto sia cruciale investire non solo nella tecnologia, ma anche nell’educazione digitale e nel supporto continuo agli utenti, per garantire che l’assistenza sanitaria digitale sia davvero accessibile e inclusiva.»
E i professionisti sanitari? Trovano vantaggi in questo progetto?
«Molti operatori sanitari (me compresa!) percepiscono vantaggi significativi nel rapporto con i pazienti. A differenza degli ambienti ospedalieri, dove il tempo è spesso limitato, la sanità di prossimità ci permette di costruire relazioni più profonde. Inoltre, la telemedicina consente di ridurre i tempi di visita e ottimizzare gli appuntamenti. Un altro aspetto importante è la possibilità di lavorare in modo multidisciplinare: nel progetto, ogni paziente è seguito da un team composto da medici, infermieri e altri professionisti sanitari. Questo approccio integrato favorisce una presa in carico più completa e personalizzata. Tuttavia, emergono anche criticità: alcuni medici preferiscono effettuare la prima valutazione del paziente in presenza, considerando la telemedicina più adatta per monitoraggi e consulti successivi. Questo approccio riflette una visione prudente e rispettosa del rapporto medico-paziente.»
Quali sono le prospettive del progetto per il futuro?
«Stiamo lavorando per ampliare il progetto su più territori e introdurre nuove funzionalità, come il telemonitoraggio continuo: questo consentirà ai pazienti di essere seguiti direttamente a domicilio, con l’acquisizione costante di dati come l’ECG o la saturazione di ossigeno. L’obiettivo è anche quello di abbattere le barriere culturali e socioeconomiche che limitano l’accesso alla telemedicina, rendendola così molto più inclusiva. Il nostro sogno è trasformare Assistenza 4.0 in un punto di riferimento per la comunità, creando una rete solida tra sanità territoriale, ospedali e servizi sociali.»
Più in generale, sempre guardando al futuro, quale pensa sia il ruolo della telemedicina nella sanità italiana?
L’intervista con la Dottoressa Silvia Oroli evidenzia come Assistenza 4.0 rappresenti un passo avanti importante nella sanità moderna, combinando innovazione tecnologica e umanizzazione delle cure. Grazie al lavoro di operatori dedicati come la Dottoressa Oroli, questo modello di sanità di prossimità continua a crescere, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita per tutti, in un modo che sia il più equo ed inclusivo possibile.