"È impossibile non comunicare” diceva lo psicologo austriaco Paul
Watzlawick. In effetti, anche tacere comunica tanto. Il rischio peggiore nella comunicazione è il fraintendimento, che si traduce appunto in una comunicazione inefficace.
Una comunicazione inefficace ha ripercussioni nettamente gravi quando
avviene nel campo della salute: un dialogo chiaro, trasparente ed empatico non solo migliora la
qualità dell’assistenza sanitaria, ma influisce direttamente sulla fiducia
tra pazienti e operatori sanitari, sulla gestione dei percorsi di cura e
sull’efficacia delle strategie di prevenzione.
Comunicare in campo sanitario: più di un semplice scambio di informazioni
Comunicare in ambito sanitario significa molto più che “trasmettere
informazioni”: al medico non basta dare direttive e consigli al proprio
paziente, ma gli interessa che il paziente stesso capisca fino in fondo
l’importanza della terapia e come eseguirla. Vale anche il contrario: il
medico che non comprende fino in fondo il disagio del suo paziente, non
può curarlo al meglio.
Per questo un aspetto fondamentale è la distinzione tra informazione e comunicazione: la prima è un trasferimento unidirezionale di dati, mentre la seconda
prevede uno scambio, un’interazione che favorisce la comprensione e la
collaborazione. Ed è proprio sul secondo concetto che vale la pena di
lavorare correttamente: il vero obiettivo è garantire che ogni persona
coinvolta nel processo di cura – dal paziente al medico, dall’infermiere
all’amministratore – riesca a comprendere e a farsi comprendere. Non basta
fornire informazioni: è necessario renderle accessibili, ascoltare attivamente chi le riceve e assicurarsi che il messaggio venga realmente compreso.
In un ambiente sanitario, la comunicazione ha un impatto diretto su
molteplici aspetti: può fare la differenza tra una diagnosi tempestiva e
un errore medico, tra un paziente che segue correttamente la terapia e uno
che la abbandona per paura o incomprensione. Una comunicazione inadeguata
genera confusione, inefficienze e, nei casi peggiori, può mettere a
rischio la sicurezza delle persone.
Quindi il messaggio deve passare chiaro, veloce, senza
lasciare dubbio alcuno.
Chi sono i protagonisti della comunicazione sanitaria?
Il sistema sanitario è un intricato ecosistema in cui interagiscono
diversi attori, ciascuno con un ruolo chiave nella comunicazione, a
seconda del suo ruolo.
Innanzitutto, ci sono gli operatori sanitari: medici, infermieri, farmacisti, psicologi, ostetriche e tutti i
professionisti che devono dialogare tra loro e con i pazienti in modo chiaro e comprensibile. Un medico che usa termini tecnici troppo
complessi rischia di disorientare il paziente, mentre un’infermiera che
ascolta con empatia può fare la differenza nel percorso di cura.
Inoltre, troviamo le istituzioni sanitarie – ministeri, ASL, ospedali – che hanno il compito di fornire informazioni
affidabili alla popolazione e di coordinare le strategie di salute pubblica.
Tra i principali attori in questa comunicazione multidirezionale vi sono anche e soprattutto i pazienti. Comprendere correttamente una diagnosi, seguire terapie in modo
appropriato e saper porre domande ai medici sono aspetti essenziali per
una gestione efficace della propria salute.
Accanto ai pazienti, i caregiver – familiari o assistenti che si occupano di persone malate, anziane o con
disabilità – svolgono un ruolo cruciale, e sono spesso il ponte tra il
paziente e il sistema sanitario, aiutando nella gestione delle cure, nella
comprensione delle terapie e nella comunicazione con i professionisti
della salute. Fornire loro strumenti adeguati e informazioni comprensibili
è essenziale per garantire un supporto efficace e migliorare la qualità
della vita del paziente.
Anche i professionisti della comunicazione, tramite media e social
network, giocano un ruolo essenziale. La diffusione di notizie sanitarie
attraverso giornali, televisione e piattaforme digitali è una risorsa
preziosa, ma anche un’arma a doppio taglio: se usata male, può alimentare
paure infondate e fake news.
Infine, le aziende private e le associazioni – che si tratti di case farmaceutiche, enti di volontariato o cliniche
private – partecipano attivamente al dibattito sanitario, contribuendo
alla diffusione di informazioni e alla sensibilizzazione su temi
cruciali.
Le sfide della comunicazione sanitaria
Nonostante la sua importanza, la comunicazione in sanità non è sempre
fluida ed efficace. Anzi, incontra diverse difficoltà che ne limitano
l’impatto. Queste difficoltà avvengono principalmente in un mondo in
cui la transizione al digitale non è omogenea, con l’assunzione di strumenti tecnologici e relativi all’Intelligenza
Artificiale che, però, non da tutti sono ben accolti né tantomeno
compresi. Molti ancora non capiscono quanto sia fondamentale usare la
tecnologia per migliorare i servizi: alcuni pensano di poterne fare a
meno, ma non si rendono conto che l'uso delle tecnologie ci fa risparmiare tempo e risorse, superando molti errori umani, e in sanità questo è davvero cruciale per
fare le cose in modo più rapido e preciso.
Un problema significativo, dunque, è la scarsa alfabetizzazione digitale, sia tra i pazienti che tra gli operatori sanitari. Se da un lato la
digitalizzazione offre strumenti innovativi come il Fascicolo Sanitario
Elettronico (FSE) e la telemedicina, dall’altro la difficoltà e
l’incapacità nell’utilizzarli può rappresentare un freno all’efficienza
del sistema.
Ma non solo: spesso non c’è omogeneità tra i sistemi informatici utilizzati. Questo vuol dire che
i diversi sistemi ICT usati nelle strutture sanitarie a volte non sono in
grado di comunicare bene tra loro, per tecnologie differenti o per linguaggi diversi: ciò rende difficile
integrare e condividere facilmente le informazioni tra i vari servizi. È
fondamentale creare sistemi che possano "parlarsi" in modo sicuro e
semplice, adottando standard comuni che permettano lo scambio di dati
senza ostacoli.
Oltre ai problemi strettamente legati alle tecnologie, vi sono poi quelli
di sempre, correlati all’amministrazione e alle differenze
socio-culturali. Non dimentichiamo l’eterno peso italiano della burocrazia e della rigidità organizzativa: moduli da compilare, autorizzazioni da ottenere, documenti cartacei che
rallentano il flusso delle informazioni e distolgono l’attenzione dai
bisogni reali dei pazienti. Non meno importante è la questione del linguaggio: la medicina ha un suo vocabolario tecnico, il famoso “medichese”, spesso
difficile da comprendere per chi non è del settore. Un paziente che non
capisce cosa gli sta accadendo potrebbe sentirsi smarrito, ansioso e
persino opporsi alle cure, compromettendo l’efficacia del
trattamento.
La tecnologia: da ostacolo ad alleato della comunicazione
sanitaria
Se usata nel modo giusto, l’innovazione digitale può essere una soluzione
efficace a molte di queste problematiche.
Strumenti come il Fascicolo Sanitario Elettronico, che raccoglie e centralizza la storia clinica di un paziente,
permettono un accesso immediato alle informazioni da parte di diversi
specialisti, evitando ritardi e ridondanze.
L’interoperabilità dei sistemi informatici è un altro passo
fondamentale: rendere le piattaforme sanitarie compatibili tra loro può
migliorare la gestione delle cure e ridurre sprechi di tempo e
risorse.
Anche la telemedicina e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il
settore: le visite a distanza, i chatbot e le app per il supporto ai
pazienti e gli algoritmi predittivi stanno migliorando l’accessibilità
alle cure, soprattutto per chi vive in aree remote o ha difficoltà di
spostamento.
Fondamentale è la “cultura del dato”. Infatti, l’analisi dei Big Data – ossia quelle informazioni raccolte da fonti quali cartelle
cliniche, dispositivi medici e studi epidemiologici - consente di
individuare tendenze, prevedere l’evoluzione delle malattie e ottimizzare
l’uso delle risorse sanitarie. Per gestire bene i dati sanitari, è necessario avere una buona comprensione di cosa rappresentano e come
utilizzarli: servirebbe dunque un approccio più analitico e globale nella
raccolta e nell'uso dei dati per migliorare i servizi sanitari.
Ma non solo ricorso digitale: servono anche caratteristiche squisitamente umane, che aiutino a rendere la comunicazione non solo corretta, ma
anche efficace e
rassicurante. Occorre la trasparenza, che si traduce in informazioni veritiere trasmesse però con la saggezza
emotiva di chi sa come rassicurare e non generare ansia nelle persone.
Occorre l’affidabilità delle fonti, tipica
delle istituzioni e degli esperti riconosciuti, onde evitare la diffusione
di preoccupanti fake news. E, last but not least, occorre usare un linguaggio
accogliente, che faccia sentire il paziente supportato anche dal punto di vista
emotivo.
Verso una sanità più digitale… e più umana!
La comunicazione in sanità non è solo un mezzo per trasmettere dati: è un vero e proprio strumento di cura: essere ascoltati, capiti e informati nel modo giusto migliora l’esperienza dei pazienti e rende il lavoro dei professionisti più efficace. Investire in una comunicazione chiara, accessibile, tecnologica e innovativa significa costruire un sistema sanitario più efficiente, più sicuro e più vicino alle persone. Perché, in fondo, le parole possono curare quanto una terapia ben somministrata, o andarci molto vicino!