In Italia più di 2 milioni di persone ne sono affette e circa 1 milione di esse hanno una età media tra 40-59 anni.
Questo articolo vuole dare consapevolezza al lettore e nello stesso tempo vuole essere uno spunto di riflessione per i medici di famiglia perché sono loro a poter intercettare i segnali della condizione clinica del PREDIABETE ed esortare i pazienti ad un intervento nutrizionale e quindi di stile di vita per evitare che da lì a qualche anno si instauri il diabete.
Questo articolo vuole dare consapevolezza al lettore e nello stesso tempo vuole essere uno spunto di riflessione per i medici di famiglia perché sono loro a poter intercettare i segnali della condizione clinica del PREDIABETE ed esortare i pazienti ad un intervento nutrizionale e quindi di stile di vita per evitare che da lì a qualche anno si instauri il diabete.
CHE TIPO DI DIABETE TROVIAMO NELLA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE?
Il 90% delle persone affette da diabete, ha diabete tipo 2. Nessuno spiega che questa malat
tia è legata ad una alimentazione e ad uno stile di vita sbagliati. È una patologia che inizia in modo silente ma ci sono dei segnali, dei campanellini di allarme anni prima dell’instaurarsi del diabete. Non è un fulmine a ciel sereno perché dall’esordio passano anni e un giovane di circa 30 anni con i campanellini di allarme inascoltati svilupperà diabete intorno ai 40 anni. Da precisare che c’è una predisposizione genetica MA questa nell’espressione della malattia diabetica pesa per il 30%, il 70% dipende da noi, dal nostro stile di vita e di alimentazione.
Ci sono vari segnali di anticipazione del diabete che bisogna leggere per evitare che il diabete ad un certo punto si manifesti:
tia è legata ad una alimentazione e ad uno stile di vita sbagliati. È una patologia che inizia in modo silente ma ci sono dei segnali, dei campanellini di allarme anni prima dell’instaurarsi del diabete. Non è un fulmine a ciel sereno perché dall’esordio passano anni e un giovane di circa 30 anni con i campanellini di allarme inascoltati svilupperà diabete intorno ai 40 anni. Da precisare che c’è una predisposizione genetica MA questa nell’espressione della malattia diabetica pesa per il 30%, il 70% dipende da noi, dal nostro stile di vita e di alimentazione.
Ci sono vari segnali di anticipazione del diabete che bisogna leggere per evitare che il diabete ad un certo punto si manifesti:
- Alterata secrezione insulinica
- Insulino resistenza (prediabete)
- Iperglicemia
- Dislipidemia
- obesità
- elevata circonferenza addominale
Ecc…
… MA ANDIAMO SUL CONCRETO
Per anni prima di instaurarsi la patologia si ha una situazione preclinica che passa inosservata, il PREDIABETE. È una condizione che non è normale ma non è neanche patologia. Le società scientifiche nazionali e internazionali come la SID Società Italiana di Diabetologia. AMD Associazione Americana di Diabetologia indentificano la condizione di prediabete con valori di glicemia a digiuno tra 100 e 125. In questo frangente si verifica una incapacità dei tessuti di ascoltare il segnale insulinemico e si chiama resistenza insulinica. Un semplice calcolo tra la glicemia basale e l’insulina a digiuno mi dice se questa insulino resistenza è presente. In questa fase verranno prodotte molte unità di insulina per cercare di abbassare la glicemia. Ci sono anche altri parametri per la diagnosi di prediabete come l’emoglobina glicata o il carico orale di glucosio. A un certo l’insulino resistenza sarà seguita da una fase in cui il pancreas non riuscirà più a produrre così tante unità di insulina e ed ecco che si manifestarà il diabete (glicemia a digiuno sopra a 125mg/dl). Le stesse società scientifiche sono concordi che si debba attuare uno screening per il diabete e prediabete nelle persone tra 35-70 anni che siano in sovrappeso o obesi, oppure in presenza di fattori di rischio come sedentarietà, circonferenza addominale superiore a 94 cm nell’uomo e superiore a 80 cm nella donna, ipertensione arteriosa ecc... In particolare la circonferenza addominale è un segnale molto forte che indica che c’è un sovraccarico di tessuto grasso che infiamma e pesa sul fegato e pancreas.
È importantissimo identificare i segnali in anticipo, quei segnali che indicano già una situazione di PREDIABETE. Qui è sicuramente possibile tonare indietro e ristabilire la tolleranza glucidica attraverso una dieta ipocalorica per la perdita di peso e di circonferenza addominale. Nella mia esperienza vedo che fino a quando nelle analisi non si arriva al fatidico asterisco, non si fa nulla ma da quel punto in poi si comincia la scalata dei farmaci iniziando dalla metformina tralasciando il discorso dell’alimentazione e dello stile di vita. Da qui a qualche anno ecco che la metformina non basta più e si prosegue con l’inserimento di altri farmaci ipoglicemizzanti e così via fino ad arrivare all’insulina quando il pancreas non né produce più. Questo è quello che spiego ai pazienti per far capire l’importanza di agire prima che tutto ciò accada.
È possibile usare una dieta mediterranea a bassi carboidrati con eventuale aiuto nutraceutico a seconda della situazione del paziente. La dieta mediterranea va adattata nel contenuto di carboidrati, nella scelta e nel timing di assunzione degli alimenti durante i pasti. È anche possibile utilizzare se ci sono tantissimi chilogrammi da perdere la dieta chetogenica ed anche questa va adattata sul paziente perché ci sono vari tipi di dieta chetogenica. Per esempio ci sono dei farmaci che sono incompatibili con una dieta a bassissimo apporto di carboidrati. Se la condizione di diabete si è già instaurata e non è passato troppo tempo dalla diagnosi è ancora possibile avere un buon margine di azione. In conclusione, qualunque sia il tipo di dieta va sempre adattata al paziente in base alle sue esigenze, alle eventuali patologie, ai farmaci che assume e certamente ai suoi gusti.
È importantissimo identificare i segnali in anticipo, quei segnali che indicano già una situazione di PREDIABETE. Qui è sicuramente possibile tonare indietro e ristabilire la tolleranza glucidica attraverso una dieta ipocalorica per la perdita di peso e di circonferenza addominale. Nella mia esperienza vedo che fino a quando nelle analisi non si arriva al fatidico asterisco, non si fa nulla ma da quel punto in poi si comincia la scalata dei farmaci iniziando dalla metformina tralasciando il discorso dell’alimentazione e dello stile di vita. Da qui a qualche anno ecco che la metformina non basta più e si prosegue con l’inserimento di altri farmaci ipoglicemizzanti e così via fino ad arrivare all’insulina quando il pancreas non né produce più. Questo è quello che spiego ai pazienti per far capire l’importanza di agire prima che tutto ciò accada.
È possibile usare una dieta mediterranea a bassi carboidrati con eventuale aiuto nutraceutico a seconda della situazione del paziente. La dieta mediterranea va adattata nel contenuto di carboidrati, nella scelta e nel timing di assunzione degli alimenti durante i pasti. È anche possibile utilizzare se ci sono tantissimi chilogrammi da perdere la dieta chetogenica ed anche questa va adattata sul paziente perché ci sono vari tipi di dieta chetogenica. Per esempio ci sono dei farmaci che sono incompatibili con una dieta a bassissimo apporto di carboidrati. Se la condizione di diabete si è già instaurata e non è passato troppo tempo dalla diagnosi è ancora possibile avere un buon margine di azione. In conclusione, qualunque sia il tipo di dieta va sempre adattata al paziente in base alle sue esigenze, alle eventuali patologie, ai farmaci che assume e certamente ai suoi gusti.
Dr.ssa Sonia Trebaldi
Biologa Nutrizionista – Dietista
Biologa Nutrizionista – Dietista